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Fondo sanitario sotto il 6% del Pil nel 2028: l’allarme Gimbe sulla Manovra 2026

La Manovra economica del governo nasconde un “definanziamento” delle risorse allocate alla sanità. A spiegarlo è la Fondazione Gimbe, la quale, durante l’audizione davanti alle Commissioni Bilancio riunite di Senato e Camera ha spiegato che tra il Fondo sanitario nazionale effettivo e quello si sarebbe ottenuto mantenendo il livello di finanziamento stabile al 6,2% del Prodotto interno lordo italiano (Pil), si registra un gap di 17,5 miliardi nel periodo 2023-2026.

“In altre parole, a fronte di miliardi sbandierati in valore assoluto, la sanità pubblica ha perso in quattro anni l’equivalente di una legge di Bilancio, mentre per cittadini e Regioni crescono liste di attesa, spesa privata e diseguaglianze di accesso”, ha affermato la Fondazione Gimbe. “Se le cifre assolute riescono ad abbagliare l’opinione pubblica, cambiando prospettiva emergono i tagli invisibili nel quadriennio 2023-2026“, ha aggiunto il presidente Gimbe, Nino Cartabellotta.

La Manovra 2026 e il definanziamento nascosto

La Fondazione ha lanciato un allarme sulla Manovra 2026. “Innanzitutto – ha spiegato Gimbe – il titolo dell’art. 63 ‘Rifinanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard’ è fuorviante perché non riporta gli importi del Fsn rideterminati a seguito dello stanziamento di nuove risorse”. Per questo motivo la Fondazione Gimbe ha proposto di rinominarlo ‘Fabbisogno sanitario nazionale standard’ e di indicare, per ciascun anno, l’importo rideterminato del Fsn.

Il boom di risorse, spiega la Fondazione, riguarda esclusivamente il 2026. L’anno prossimo, infatti, il Fsn crescerà di 6,6 miliardi (+4,8%) rispetto a quest’anno, grazie ai 2,4 miliardi previsti dalla Manovra 2026 e, soprattutto, a 4,2 miliardi già stanziati con le precedenti manovre e già allocati per i rinnovi contrattuali del personale sanitario.

Ma nei successivi due anni la crescita del Fsn in termini assoluti “è irrisoria”: 995 milioni (+0,7%) nel 2027 e 867 milioni (+0,6%) nel 2028. In rapporto al Pil, la quota destinata al Fsn passa dal 6,04% del 2025 al 6,16% del 2026, per poi scendere nuovamente al 6,05% nel 2027 e precipitare al 5,93% nel 2028, delineando una tendenza in calo progressivo.

Il presidente della Fondazione ha specificato che il trend di definanziamento riflette un disinvestimento costante e continuo che la sanità pubblica nazionale vive all’incirca da 15 anni “e perpetrato da tutti i governi. L’aumento del Fsn in valore assoluto, spesso sbandierato come un grande traguardo, non è che un’illusione contabile: la quota di Pil destinata alla sanità cala infatti inesorabilmente, fatta eccezione per gli anni della pandemia quando i finanziamenti straordinari per la gestione dell’emergenza e il calo del Pil nel 2020 hanno mascherato il problema. E con la Manovra 2026 si scende addirittura sotto la soglia del 6%, toccando nel 2028 il minimo storico del 5,93%”, ha concluso Cartabellotta.

Per comprendere in valore assoluto, il gap tra spesa attesa e risorse assegnate, basta osservare i dati: il gap è di 6,8 miliardi nel 2026, 7,6 miliardi nel 2027 e 10,7 miliardi nel 2028. “Un differenziale – ha precisato Cartabellotta – che non può essere colmato dalle risorse proprie delle Regioni, che saranno costrette a ridurre i servizi o ad aumentare le imposte locali. In questo modo lo Stato viene meno alla propria competenza esclusiva di garantire i Livelli essenziali di assistenza, continuando a ignorare i più recenti orientamenti della Corte costituzionale sulla tutela della salute: dal principio del ‘diritto finanziariamente condizionato’ alla ‘spesa costituzionalmente necessaria’”.

L’appello di Fondazione Gimbe

Cosa fare? Per rilanciare il Ssn la Fondazione suggerisce di avviare un rifinanziamento progressivo accompagnato da coraggiose riforme strutturali di sistema. Nonostante la stagnante crescita economica, gli enormi interessi sul debito pubblico e l’entità dell’evasione fiscale, per l’esperto, “se c’è la volontà politica, è possibile pianificare con approccio scientifico un incremento percentuale annuo del Fsn al di sotto del quale non scendere, a prescindere dagli avvicendamenti dei governi”. Per questo, in linea con le indicazioni politiche suggerite dal report Ocse sulla sostenibilità fiscale dei servizi sanitari, la Fondazione Gimbe ha presentato in audizione proposte concrete per rifinanziare il Ssn.

In particolare, la Fondazione propone:
1. Tassa di scopo su prodotti nocivi alla salute (tabacco, alcol, gioco, bevande zuccherate),
2. imposte su extraprofitti e redditi molto elevati;
3. rivalutazione dei confini tra spesa pubblica e privata:
4. revisione del perimetro Lea accompagnata da una ‘sana’ riforma della sanità integrativa per aumentare la spesa intermediata su prestazioni extra-Lea e da una revisione mirata delle compartecipazioni alla spesa sanitaria (ticket);
5. piano nazionale di disinvestimento da sprechi e inefficienze, con riallocazione di risorse su servizi e prestazioni sotto-utilizzate.

“Il tempo di rimboccarsi le maniche è quasi scaduto – ha concluso Cartabellotta – e bisogna agire abbandonando sia i proclami populisti del Governo sia le proposte irrealistiche di rifinanziamento delle opposizioni”. E’ indispensabile “ripensare le politiche allocative del Paese per contrastare la progressiva demotivazione e fuga del personale sanitario dal Ssn, le difficoltà di accesso alle innovazioni farmacologiche e tecnologiche, le diseguaglianze nell’accesso a servizi e prestazioni sanitarie, l’aumento della spesa privata e la rinuncia alle cure. La realtà è che oggi alla sanità pubblica non viene destinato quello che serve, ma solo ciò che avanza. Senza un vero potenziamento del Ssn sostenuto da adeguate risorse e da coraggiose riforme strutturali, non resterà che assistere impotenti al suo declino: oggi la crisi del Ssn non intacca solo l’inalienabile diritto costituzionale alla tutela della salute, ma mina la coesione sociale e la tenuta democratica del Paese. Perché, se la sanità pubblica arretra, l’Italia intera rischia di affondare”.

Welfare

content.lab@adnkronos.com (Redazione)

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