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L’omicidio con arma da fuoco è la principale causa di morte per le donne incinte

Negli Stati Uniti l’omicidio è la prima causa di morte per le donne incinte. A confermarlo è un nuovo studio condotto dal Boston Children’s Hospital e Harvard Medical School, il quale ha scoperto che in caso di possesso di arma da fuoco da parte del partner, il rischio di morte aumenta ulteriormente per le donne. Lo studio, pubblicato sulla rivista Jama Network Open, ha esaminato oltre 7.000 omicidi di donne in età fertile tra il 2018 e il 2021. Dalla rilevazione è emerso che le donne incinte avevano un tasso di omicidi con arma da fuoco superiore del 37% rispetto alle donne non incinte e più di due terzi degli omicidi associati alla gravidanza hanno coinvolto armi da fuoco.

Nello specifico, ad ogni aumento dell’1% del possesso di armi da fuoco a livello statale è associato un aumento del 6% degli omicidi per tutte le cause e a un aumento dell’8% del tasso di omicidi specifici per arma da fuoco nelle donne in gravidanza.

Omicidi e donne incinte

Lo studio ha analizzato 7.063 omicidi di donne in età fertile (15-49 anni), di cui 434 (il 6,1%) erano donne incinte. A livello nazionale, il tasso di omicidi specifici legati alle armi da fuoco per le donne in gravidanza è risultato più alto (38,63 ogni milione di nati vivi) rispetto alle donne non incinte (28.20 ogni milione di donne).

Le donne incinte hanno registrato un tasso di omicidio legato alle armi da fuoco superiore del 37% rispetto alle loro coetanee non in gravidanza. L’uso di armi da fuoco è predominante in questi tragici eventi: sono state utilizzate nel 78,6% degli omicidi di donne incinte (341 casi), con le pistole che rappresentano la tipologia più comune tra le armi utilizzate per uccidere.

Il legame con la disponibilità di armi

Il punto cruciale della ricerca riguarda l’associazione diretta tra la disponibilità di armi da fuoco in uno Stato americano e il rischio di omicidio per le donne in gravidanza. I ricercatori hanno utilizzato la proporzione tra i suicidi commessi con armi da fuoco e il totale dei suicidi come indicatore della prevalenza di proprietà di armi a livello statale. I risultati hanno dimostrato una correlazione significativa e allarmante:
• Per ogni aumento dell’1% nella prevalenza stimata di armi da fuoco a livello statale, si è registrato un aumento dell’8% nel tasso di omicidio legato specificamente alle armi da fuoco per le donne incinte.
• Questa associazione è risultata statisticamente significativa e indipendente da altri fattori socioeconomici statali considerati, come il tasso di povertà, la disoccupazione o la densità di popolazione.

“Questi risultati suggeriscono che anche incrementi marginali nella disponibilità di armi possono contribuire ad aumenti misurabili del rischio di omicidio nelle donne in gravidanza”, scrivono i ricercatori.

Disparità e luogo del crimine

Lo studio ha evidenziato notevoli disparità demografiche:
• La fascia d’età più colpita tra le donne incinte vittime di omicidio è stata quella tra i 20 e i 24 anni (32,5%).
• Le donne afroamericane hanno rappresentato la percentuale più alta di omicidi, sia tra le donne incinte (57,6%) sia tra quelle non incinte (45,7%). Questi dati riflettono “disuguaglianze di lunga data” basata su moventi razziali.
• La maggior parte degli omicidi di donne incinte è avvenuta in casa (34,3%).
• I presunti autori degli omicidi erano nella maggior parte dei casi di sesso maschile (86,8% per le donne incinte).

È stata osservata anche una grande variabilità geografica. I tassi di omicidi specifici legati alle armi da fuoco nelle donne incinte variavano da 0 (in stati come New Hampshire e Vermont) a 111,43 ogni milione di nati vivi (in Louisiana), lo stato con il tasso più alto.

Implicazioni politiche e prevenzione

I ricercatori sottolineano che questi decessi non sono casuali, ma sono prevedibili e quindi prevenibili. I risultati implicano che gli interventi per la prevenzione degli omicidi dovrebbero concentrarsi sulle donne, specialmente durante il periodo di maggiore rischio legato alla gravidanza.

Le differenze geografiche nel rischio di omicidio in gravidanza suggeriscono che le leggi statali sull’accesso alle armi da fuoco sono cruciali. Misure che riducono l’accesso alle armi nella comunità, come le leggi sulla custodia sicura o i divieti di armi per i soggetti coinvolti in violenza domestica, potrebbero svolgere un ruolo essenziale nella protezione delle donne in gravidanza. Leggi che impongono la rinuncia alle armi in caso di violenza domestica sono già state associate a una riduzione degli omicidi associati alla gravidanza.

Il report conclude che è necessario un intervento urgente e coordinato da parte dei legislatori, degli attivisti per la salute pubblica e dei sistemi sanitari per affrontare l’omicidio come la principale causa di morte in questa popolazione vulnerabile. Inoltre, i professionisti sanitari che si occupano di assistenza prenatale, di emergenza e post-partum dovrebbero integrare la sicurezza delle armi da fuoco nei protocolli di screening della violenza da parte del partner intimo.

“Non è stato davvero sorprendente, se ci pensate, che se le armi da fuoco sono più disponibili, allora certamente aumentano il rischio di omicidio in generale”, ha affermato alla Cnn, la co-autrice dello studio, la dottoressa Lois Lee, consulente senior di facoltà presso l’Office and Health Equity & Inclusion e professoressa associata di pediatria e medicina d’urgenza presso la Harvard Medical School. “Quindi, si può immaginare che, se si eliminasse o almeno si riducesse il numero di armi da fuoco, ci sarebbero probabilmente molti meno decessi durante la gravidanza”.

Popolazione

content.lab@adnkronos.com (Redazione)

© Riproduzione riservata

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