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Patrimoniale in Italia: che cos’è, quante persone coinvolgerebbe e cosa succede in Europa

La patrimoniale è tornata al centro del dibattito politico italiano. Lo scorso 7 novembre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito su X che “con la destra al governo” misure del genere “non vedranno mai la luce”.

La presa di posizione arriva dopo la proposta lanciata dalla Cgil di introdurre un contributo di solidarietà dell’1,3% sui patrimoni superiori ai 2 milioni di euro. La discussione riemerge ciclicamente nel panorama politico nazionale, ma stavolta ha assunto contorni più definiti durante i negoziati sulla legge di Bilancio 2026.​

Che cosa si intende per patrimoniale 

Dal punto di vista tecnico, l’imposta patrimoniale colpisce il patrimonio – sia mobile che immobile – di persone fisiche e giuridiche. Rientrano nella base imponibile denaro, immobili, azioni, obbligazioni e altri valori preziosi. A differenza delle imposte sui redditi, che tassano i guadagni derivanti dal lavoro o investimenti, la patrimoniale si applica sul capitale già posseduto dal contribuente indipendentemente dalla sua capacità di generare reddito.​

L’imposta può assumere diverse configurazioni:

  • Patrimoniale “reale”, quando colpisce una sola componente della ricchezza, come accade in Italia con l’Imu sugli immobili;
  • Patrimoniale “soggettiva”, quando tassa la totalità del patrimonio del contribuente, sommando beni mobili e immobili.

L’aliquota può essere fissa, applicata in egual misura a tutti, oppure progressiva, crescendo al crescere del patrimonio.​

La proposta della Cgil e le reazioni politiche 

La proposta avanzata dal segretario della Cgil Maurizio Landini prevede un’aliquota dell’1,3% per chi possiede patrimoni superiori ai 2 milioni di euro. Secondo i calcoli del sindacato, la misura riguarderebbe circa 500mila contribuenti, pari all’1% della popolazione italiana, e garantirebbe un gettito annuo di 26 miliardi di euro da destinare a sanità, scuola e welfare. “Andare a prendere le risorse dove sono”, ha spiegato Landini, sostenendo che l’attuale sistema fiscale sia fortemente conservatore e favorisca più i redditi da capitale che quelli da lavoro.​

La risposta del governo è stata netta. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento ha definito l’ipotesi “controproducente”, ribadendo che l’esecutivo non aumenterà le tasse. Meloni ha parlato di proposte che “ricompaiono ciclicamente” dalla sinistra, confermando l’opposizione dell’esecutivo a qualsiasi forma di prelievo patrimoniale.​

Posizione non univoca

All’interno delle forze di opposizione non esiste una posizione univoca. La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha rilanciato l’idea di una tassa europea sui grandi patrimoni, ispirata al modello dell’economista francese Gabriel Zucman: un prelievo tra il 2% e il 3% per patrimoni sopra i 100 milioni di euro. Dal Pd fanno tuttavia sapere che non presenteranno proposte di patrimoniale durante la discussione della manovra.​

Il Movimento 5 Stelle ha preso le distanze dalla proposta Cgil. “Non è la nostra proposta”, ha dichiarato Giuseppe Conte, che preferisce concentrarsi su tasse mirate ai super profitti di banche, compagnie assicurative, colossi energetici e giganti del web. Alleanza Verdi e Sinistra presenterà invece un emendamento alla manovra a prima firma Tito Magni, unico operaio in Parlamento. Avs proporrà anche la patrimoniale elaborata da Oxfam, con tassazione progressiva a partire da patrimoni sopra i 5,4 milioni di euro, che arriva al 3,5% oltre i 20 milioni.​

La concentrazione della ricchezza in Italia 

È la stessa Oxfam a fotografare la distribuzione (rectius: la concentrazione) della ricchezza in Italia e nel mondo. “A fine 2022 – si legge nel report in merito ai dati italiani -, l’1% più ricco, sotto il profilo patrimoniale, deteneva una ricchezza 84 volte superiore a quella del 20% più povero della popolazione. Il nostro Paese – si legge ancora nel rapporto – occupa inoltre da tempo le ultime posizioni nell’Ue per il profilo meno egalitario della distribuzione dei redditi”.

Secondo i dati Eurostat, il 10% più ricco della popolazione italiana – circa 6 milioni di persone – detiene il 60% della ricchezza totale, mentre la metà più povera – circa 30 milioni di individui – possiede appena il 7,4%.

Una concentrazione ancora più marcata emerge dai dati sul patrimonio finanziario: lo 0,77% della popolazione, pari a circa 457mila persone, detiene il 47% delle risorse investibili del Paese, che includono azioni, obbligazioni e depositi bancari.​

I dati evidenziano un altro problema annoso dell’Italia: la scarsa mobilità sociale, per cui chi nasce ricco muore ricco e chi nasce povero muore povero. Le eccezioni ci sono, ma restano tali.
Entro il 2045 è previsto un trasferimento intergenerazionale di ricchezza stimato in circa 6.486 miliardi di euro, che rischia di perpetuare le attuali disuguaglianze.​

La tassazione speciale negli altri Paesi europei

Nel panorama europeo, la patrimoniale è un’eccezione. Come riporta Tax Foundation, solo tre Paesi applicano un’imposta sul patrimonio complessivo delle persone fisiche: Spagna, Norvegia e Svizzera. Altri quattro Stati – Francia, Italia, Belgio e Paesi Bassi – prevedono imposte su specifiche categorie di beni, ma non sul patrimonio netto individuale.​

In Spagna l’imposta è progressiva e varia dallo 0,16% al 3,5% per patrimoni superiori ai 700mila euro. Dal 2022 è in vigore anche un’imposta patrimoniale di solidarietà, con aliquote dall’1,7% al 3,5% per patrimoni oltre i 3 milioni di euro, diventata permanente dopo essere stata introdotta durante la crisi energetica. Tuttavia, alcune comunità autonome come Madrid, Andalusia, Cantabria ed Estremadura hanno introdotto un’esenzione del 100%, azzerando di fatto il prelievo per i residenti.​

Nel 2023, la patrimoniale ha generato un gettito superiore a 1,3 miliardi di euro per l’erario spagnolo. La strategia tracciata dal primo ministro Pedro Sánchez (più tasse ai ricchi, meno precarietà lavorativa, salario minimo più alto) pare funzionare. L’economia spagnola sta crescendo più della media Ue e, nel terzo trimestre del 2025, il Paese ha raggiunto 22,39 milioni di occupati, con un aumento di 564.100 unità (+2,58%) rispetto allo stesso periodo del 2024 (dati dell’Instituto Nacional de Estadística, Ine).

La Norvegia applica un’aliquota dell’1% sui patrimoni individuali superiori a 145.425 euro, che sale all’1,1% oltre 1,71 milioni. Di questo prelievo, lo 0,7% va ai comuni e lo 0,3% al governo centrale. In Svizzera il sistema varia a livello cantonale: a Zurigo la tassa parte da un patrimonio di 85.560 euro per i single con aliquota dello 0,05%, che raggiunge lo 0,3% oltre i 3,49 milioni.​

I Paesi con tassazione parziale

In Italia le imposte speciale riguardano singoli beni: l’Imu (imposta municipale unica) sugli immobili è la principale, affiancata dalla tassa sui patrimoni finanziari (bollo sui depositi titoli e conto corrente) e dall’Ivafe per i beni detenuti all’estero.

La Francia ha sostituito nel 2018 la patrimoniale sul patrimonio netto con un’imposta sul solo patrimonio immobiliare (impôt sur la fortune immobilière” (Ifi). Sono soggetti al prelievo i residenti fiscali il cui patrimonio immobiliare netto mondiale supera 1,3 milioni di euro, con aliquota massima dell’1,5%.

La tassazione parziale in Belgio è ancora meno estesa: dal 2021 è in vigore una tassa sui conti-titoli pari allo 0,15% annuo per i patrimoni investiti superiori a 1 milione di euro

I Paesi Bassi, infine, si trovano in una fase di transizione: nel 2021 la Corte Suprema ha dichiarato illegittimo il precedente sistema basato su rendimenti presunti, ritenendolo in violazione delle norme europee sulla proprietà e la non discriminazione.

Popolazione

content.lab@adnkronos.com (Redazione)

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