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Gas, il prezzo del Ttf risale dopo i minimi. Paltrinieri (Cattolica): scenario ancora fragile

(Adnkronos) – Il prezzo del gas in Europa resta su livelli relativamente stabili, dopo aver toccato in estate i minimi degli ultimi dodici mesi, in area 30,6 euro per megawattora. Tuttavia, negli ultimi giorni stiamo assistendo a un rimbalzo evidente, seppur moderato. Il Ttf di Amsterdam, benchmark per il mercato continentale, è arrivato fino a quota 33,8 euro/MWh, per un rialzo di circa il 10%, frutto di sei sedute positive consecutive. Una risalita che riaccende l’attenzione sulla struttura del mercato energetico europeo e sui suoi punti deboli. Andrea Paltrinieri, docente di economia degli intermediari finanziari all’Università Cattolica e analista per NatGasWeather, providere statunitense specializzato nell’analisi dei mercati energetici e del gas naturale, spiega all’AdnKronos: “Il calo estivo dei prezzi è stato sorprendente. L’ondata di caldo in Europa, soprattutto a giugno e luglio, ha dato una forte spinta al consumo dell’aria condizionata, sia a livello residenziale che commerciale. Tuttavia, abbiamo potuto contare su ampi flussi di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti con prezzi che potremmo definire ‘all’ingrosso'”. Perché all’ingrosso? La spiegazione arriva dall’oriente, in particolare dall’aiuto indiretto proveniente dalla Cina, che ha ridotto gli acquisti di Gnl per via della debolezza economica. Una crescita, quella di Pechino, pari all’1,1% in termini stagionali nel secondo trimestre 2025, il livello più basso dal terzo trimestre 2024, anche il tasso annuale resta ben distante dalla media precedente la pandemia. “Tutto questo ha liberato volumi che sono stati assorbiti dall’Europa, permettendo di riempire gli stoccaggi più rapidamente -prosegue Paltrinieri-. A marzo i depositi erano scesi fino al 30%, mentre oggi siamo tornati vicini alla media storica, con l’obiettivo del 90% pienamente raggiungibile entro novembre”. 
Gli Stati Uniti restano il fornitore chiave: ogni giorno producono circa 108 miliardi di piedi cubici di gas, di cui quasi 15 miliardi (poco meno del 20%) vengono esportati sotto forma di Gnl verso i mercati globali, Europa in primis. Un flusso che ha trovato cornice politica nell’accordo tra Bruxelles e Washington, quando la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen si è impegnata con Donald Trump ad acquistare fino a 750 miliardi di euro di gas americano, in cambio del tetto massimo del 15% sui dazi. Il quadro però resta fragile. Se è vero che durante l’estate il prezzo è sceso, è altrettanto vero che in Europa siamo ancora ben al di sopra della media storica: “In particolare il costo è circa sei volte superiore al periodo tra il 2005 e il 2020 –sottolinea Paltrinieri– quando il valore del Ttf si aggirava attorno ai 6 euro per Megawattora. Chiaro che Covid e guerra in Ucraina siano stati elementi ‘gamechanger’: basti pensare che i flussi dalla Russia coprivano il 50% dei consumi in Italia, oggi si sono ridotti al 6%. L’inverno scorso è stato nella media climatica e ci ha aiutato: se fosse stato rigido avremmo rischiato di dover ridurre i consumi come nel 2022”. Secondo l’analista, il sistema europeo si regge su un mix fin qui rivelatosi efficace. Tuttavia, l’autosufficienza energetica, quella legata al gas, è ancora lontana: “Certamente i contratti di lungo periodo che l’Italia ha chiuso con Algeria, Qatar e Mozambico stanno garantendo stabilità. Ma quando arrivano i picchi di domanda, e occorre del gas marginale, possiamo rivolgerci solo agli Usa attraverso il mercato spot, dove il prezzo dipende dai contratti”. Da una dipendenza strutturale si passa poi al nodo più delicato, che è quello infrastrutturale: “Il gas proveniente da Gazprom arrivava tramite gasdotti e non esistono infrastrutture simili dall’Africa, per citare un caso. L’unico modo per gestire più Gnl è aumentare i terminali di rigassificazione”. Gli esempi più conosciuti sono gli impianti di Piombino e di Ravenna, che trattano 5 miliardi di metri cubi l’anno ciascuno. “Per una piena autonomia ne servirebbero però 4 o 5 analoghi. Queste navi, tecnicamente conosciute come floating storage rigassification unit, sono costose e prodotte in gran parte in Cina, con tempi e costi importanti”. L’andamento del mercato energetico incide direttamente sia sugli scenari macroeconomici internazionali, sia sulla competitività. Paltrinieri sottolinea che prezzi stabili del gas fanno da scudo ai movimenti inflattivi. E un indice dei prezzi al consumo sotto controllo permette alle banche centrali di effettuare con più libertà eventuali tagli dei tassi, visti gli ultimi dati inerenti al mercato del lavoro deludenti sia in Ue, sia negli Usa. “L’Europa, così come l’Italia, paga tuttavia un differenziale significativo rispetto agli Stati Uniti -aggiunge l’analista-. Il nostro Paese, così come la Germania, soffre più degli altri in particolare perché produce elettricità in larga parte usando gas e carbone, rendendo i prezzi energetici più alti della media Ue”. In conclusione, una prima fase di emergenza si può definire superata. I prezzi del gas sono stabili, anche se in moderato rialzo. E la copertura del fabbisogno annuale, tra contratti a lungo periodo e approvvigionamento marginale, è garantita. “Ma la piena autosufficienza dal gas russo è ancora lontana. Servono infrastrutture e contratti per sostituirlo”. (di Giacomo Iacomino)
 —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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