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Mercati instabili, vini sicuri. Pavan (InCellar): ”Asset paziente con rendimenti fino l’8% annuo”

(Adnkronos) – Potrebbe essere il vino, mentre l’instabilità regna nei mercati finanziari, tra dazi e tensioni, un’alternativa per gli investimenti. Asset che gli esperti invitano a considerare in questi giorni di mercati chiusi per la festività della Pasqua. L’annuncio da parte del presidente Donald Trump in merito la sospensione delle tariffe statunitensi per 90 giorni ha scosso le borse, ma le bottiglie di pregio si rivelano investimenti più sicuri.  “Mentre il resto dei prodotti finanziari sono vincolati all’andamento dei mercati finaziari, il vino segue logiche differenti” dice all’Adnkronos Alessandro Pavan, Ceo di InCellar, la prima startup italiana dedicata al vino da investimento. Si tratta di “un asset paziente che prende valore anno dopo anno e non ha pesanti oscillazioni come i mercati finanziari tradizionali”. Deve avere il tempo di maturare sotto i profili “organolettici e di investimento” ma, su un orizzonte temporale di medio-lungo termine, tra i cinque e i dieci anni, si riescono ad ottenere performance particolarmente positive, con rendimenti, tenendo in considerazione lo storico, che oscillano tra il 6 e l’8% annuale, difficilmente “sarà un asset che crolla e fa -40%”. “Se prendiamo come periodo temporale i 20 anni trascorsi tra la fine del 2002 e il termine del 2022 – sottolinea Pavan -, la rivalutazione dei 100 vini più importanti del mondo è stata in linea con quella dell’indice S&P500. Una performance importante”. Si comprano le uscite delle ultime annate. “Nel 2025 – spiega il Ceo – potrei acquistare un Sassicaia del 2021 e lasciargli il tempo di evolvere”. Il valore è dettato dalla regola della domanda e dell’offerta: “Più bottiglie di Sassicaia imbottigliate nel 2021 vengono bevuto, meno ne sarà presente in circolazione. Domanda e offerta si regoleranno e potrò venderlo a prezzo più alto”. Non è un settore avverso a rischi, le problematiche in cui è possibile incappare sono diverse: “Mentre sui mercati azionari posso informarmi, quello del vino è più di nicchia e il consumatore ha accesso a informazioni limitate – afferma Pavan -. Si corre quindi il rischio di comprare un vino incorretto, a prezzo troppo alto o non in adeguate condizioni; oppure che nemmeno arrivi”. Per evitare potenziali truffe, è possibile rivolgersi a società che offrono servizi di brokeraggio: “Noi di InCellar forniamo le giuste competenze portate da persone esperte nel campo. Compriamo il vino nelle migliori condizioni, è un bene reperibile ed è fondamentale tenere conto dello stato di conservazione” rimarca. Per gli scambi esiste una specifica ‘borsa del vino’ aperta ai soli intermediari, Liv-ex con sede a Londra. Hanno accesso a tutti i prezzi delle bottiglie a livello mondiale e dal 2002 mantiene l’indice dei 100 vini più scambiati. “Come InCellar, siamo presenti su Liv-ex insieme a oltre 630 operatori di tutto il mondo. Non ci sono clienti finali né cantine, solo broker, e gli scambi coinvolgono solo ed esclusivamente vino da investimento”. Il cliente si può rivolgere a intermediari o rischiare personalmente con la ricerca in enoteca o direttamente nelle cantine: “Se compro da un privato difficilmente avrò garanzie in merito alla conservazione della bottiglia, e il rischio di venderlo a un prezzo minore aumenta”. Non tutti i vini sono creati uguali, i più ricercati appartengono alle principali e più rinomate aree vitivinicole del mondo: Borgogna, Champagne e Bordeaux per la Francia e Toscana e Piemonte per quanto riguarda il nostro Paese. Una delle caratteristiche principali perché un vino sia considerato da investimento è la longevità, una bottiglia che resti bevibili anche dopo una decina di anni: “La mia scelta ricadrà su vini molto longevi, offerti da queste aree – sottolinea Pavan -. Deve poi essere un vino con una forte domanda internazionale, costante e continua, e queste sono le 5 aree che offrono queste caratteristiche. Moltissime aree italiane offrono ottimi vini, ma non hanno domanda internazionale” e conseguentemente il prezzo non si rivaluta nel tempo. Restano le incognite legate ai dazi sull’import statunitensi, al momento sospesi per un periodo di 90 giorni. “Capire in che modo potrà impattare è difficile – sostiene l’ad -. Il mercato americano, per il mondo del vino, è importante, sia per quanto riguarda i vini da consumo che per quelli da investimento”. Gli eventuali costi aggiuntivi “potrebbero essere impattanti”, ma il calo di import da parte degli Stati Uniti “potrebbe essere compensato da una crescita in Cina”. Risultano invece “interessanti” i prezzi d’acquisto, è infatti possibile acquistare etichette pregiate al 10, 15% in meno rispetto ai prezzi di qualche tempo fa. —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

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