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UniCredit-Bpm game over? Perché Orcel potrebbe mollare il colpo

(Adnkronos) – Il matrimonio tra Unicredit e Banco Bpm s’ha da fare? A pochi giorni dal Consiglio di amministrazione del gruppo guidato da Andrea Orcel, previsto per l’11 maggio, cresce il fronte di chi scommette su un passo indietro della banca di Piazza Gae Aulenti. Nessuna decisione ufficiale è ancora stata presa, ma il clima attorno all’operazione si è fatto decisamente più freddo. Il motivo? Una combinazione di ostacoli politici, resistenze del mercato e l’opposizione ferma del consiglio di amministrazione di Banco Bpm. Il presidente del Banco Massimo Tononi, nei giorni scorsi, ha lanciato un ultimatum: “Unicredit decida che cosa fare. Ci sono solo due opzioni. Rinunciare alle condizioni oppure rinunciare all’offerta”. L’offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata da UniCredit fatica infatti a raccogliere consensi. Come spiega l’analista finanziario Pietro Calì in un’intervista all’Adnkronos, “lo stato delle adesioni all’Ops è abbastanza timoroso. Al 2 maggio si parlava di 130.800, una quantità molto bassa sul capitale”. Tre, secondo Calì, i fattori che frenano il successo dell’operazione: “La valutazione del mercato: il mercato ritiene sottovalutata l’offerta di Unicredit la valuta oltre il miliardo in più”. In secondo luogo, “il fatto che Bpm abbia aspramente rifiutato l’offerta, rendendola dunque ostile.”. E da ultimo: “Le condizioni governative: il governo ha espresso riserve sull’operazione che potrebbero limitare l’operatività di UCG in futuro in caso di successo. Questo rende purtroppo timoroso il processo di adesione.”  Uno stallo evidente che lascia aperti diversi scenari secondo Calì. “Le strade – dice – oggi sono ovviamente tre: proseguimento dell’offerta (nel caso l’adesione salisse), ritiro dell’offerta (come più volte paventato da Orcel senza problemi) o revisione (a questo punto probabilmente al rialzo, anche se si era parlato anche di ribasso in tempi non sospetti). Io attualmente la vedo molto difficile, l’ingerenza dello Stato può diventare un ostacolo davvero duro anche per Orcel”, avverte ancora Calì. Per rendere più attraente l’offerta, secondo l’analista, Unicredit dovrebbe puntare a migliorare le condizioni: “Bisognerebbe focalizzarsi su aumentare il rapporto di concambio (anche se sarebbe costoso per Unicredit) e soprattutto aumentare le rassicurazioni sul possibile piano industriale e occupazionale: il problema è quello dei potenziali esuberi.” Nel caso in cui l’Ops non dovesse concretizzarsi, lo scenario alternativo è tutto da costruire. “Se non andassero in porto Bpm e Commerzbank? Unica possibile alternativa è Bper (che ha struttura compatibile), oppure qualche banchetta minore tipo Creval. Ma si parla di fantafinanza”, dice Calì. Sul fronte politico, intanto, è arrivato un commento secco dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, a margine di un evento a Milano. Alla domanda se il governo sarebbe soddisfatto di un eventuale stop all’Ops, la risposta è stata laconica: “No, fanno quello che vogliono.” Il conto alla rovescia è partito. Cerchiare in rosso la data dell’11 maggio. (di Andrea Persili) —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

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