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Unicredit, caccia aperta in Europa: da Société Générale a Raiffeisen, i possibili nomi sul tavolo

(Adnkronos) – Per chi suona la campana a Piazza Gae Aulenti? Dopo il dietrofront sull’Ops su Banco Bpm, in casa Unicredit — sotto la guida di Andrea Orcel — si rincorrono voci e ipotesi sul futuro. C’è chi assicura che “ora è il momento di concentrarsi sulla crescita organica”, e chi invece torna a guardare al dossier che aveva aperto il valzer del risiko bancario transfrontaliero: Commerzbank. Sebbene non emerga ancora un consenso chiaro sul prossimo obiettivo, una cosa appare certa: per Unicredit, si mormora in ambienti finanziari, oggi prima banca italiana per capitalizzazione di Borsa, la stagione delle fusioni e acquisizioni è tutt’altro che chiusa. Nel contesto nazionale, il settore bancario sembra ormai aver raggiunto un livello di concentrazione significativo. Secondo Fabio Caldato, Portfolio Manager di AcomeA Sgr, “Orcel potrebbe muoversi solo su target molto specifici, come asset manager o realtà specialistiche, ad esempio Fineco”. L’analista, però, riconosce l’incertezza del mercato: “Dopo i tentativi falliti su banche commerciali a valutazioni favorevoli, e dopo la rinuncia a Mps in tempi non sospetti, perché puntare ora su un asset sicuramente valido ma che tratta a multipli così elevati?”, si chiede all’Adnkronos.  Tra i nomi italiani che continuano a circolare nei corridoi finanziari ci sono Mps, su cui però servirebbe un forte supporto governativo. “Un’operazione potenzialmente utile, ma molto complessa”, osserva all’Adnkronos l’analista finanziario Pietro Calì. E poi Bper, che secondo diversi esperti potrebbe rafforzare la posizione di Unicredit in aree strategiche del Nord e Centro Italia. Tuttavia, non si può ignorare il fattore risiko già in atto: “La banca di Papa ha appena portato a segno l’Ops su Popolare di Sondrio”, ricordano fonti vicine al dossier. Il risiko, però, va ben oltre i confini italiani. Sempre più osservatori ritengono che la vera sfida per una banca paneuropea come Unicredit sia quella di dar vita a campioni transfrontalieri del credito, capaci di competere con i colossi asiatici e statunitensi. Ma dove guardare? Per Caldato, lo scenario più interessante resta la Francia: “Ho sempre trovato affascinante l’ipotesi di un’integrazione di Unicredit con Société Générale. In passato ci fu persino un’apertura da parte dei vertici politici francesi, evento molto raro”. Con una capitalizzazione attorno ai 40 miliardi di euro e un price-to-book che lascia margine di valorizzazione, Société Générale sarebbe, secondo l’analista, un’interlocutrice di primo piano. Per Calì, invece, il radar va puntato su Atene e Vienna. “Alpha Bank in Grecia è già nel mirino, con Unicredit che possiede partecipazioni che potrebbero arrivare al 30%”, ricorda. E aggiunge: “Raiffeisen in Austria è molto solida nell’Europa centrale e la sua rete è perfettamente complementare a quella di Unicredit”. Meno probabili, invece, secondo l’esperto, eventuali operazioni in Spagna: “Target come Sabadell sembrano oggi poco realistici”. (di Andrea Persili) —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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