(Adnkronos) – Un altro tassello nella partita del risiko Unicredit-Banco Bpm. La Commissione europea ha formulato una valutazione preliminare secondo cui l’Italia avrebbe infranto l’articolo 21 del Regolamento sulle Concentrazioni. Nella lettera – a quanto si legge da Repubblica.it – l’esecutivo dell’Ue avrebbe sollecitato il governo italiano a fornire le proprie controdeduzioni entro 20 giorni lavorativi dalla ricezione della lettera. Al centro della contestazione c’è l’applicazione del golden power da parte dell’Italia nei confronti della proposta di fusione tra Unicredit e Banco Bpm. Qualora la valutazione preliminare venisse confermata, la Commissione potrebbe procedere con una decisione formale che obbligherebbe l’Italia a ritirare immediatamente il decreto. Dalle parti di Piazza Gae Aulenti la parola più in voga intanto è: attesa. La palla, spiegano fonti ben informate, è dell’esecutivo che dovrà riesercitare il suo potere tenendo conto di quanto prescritto dal Tar e con tutta probabilità dell’orientamento europeo. Un dato, spiegano le fonti, non di poco conto tenuto conto i due aspetti del golden power che non sono stati ‘ritoccati’ dal giudice amministrativo riguardano il peso attuale degli investimenti di Anima in titoli di emittenti italiani” e i tempi per l’uscita delle attività finanziarie di Unicredit in Russia. Mentre quella su Anima – fanno notare alcuni ben informati – è stata confermata, ma riclassificata come “programmatica”, la quarta prescrizione, relativa alla Russia, non è stata toccata dal giudice, perché frutto di una valutazione geopolitica e discrezionale. Adesso però – questo il ragionamento – “si potrebbe battere in breccia anche su quest’ultima prescrizione tenuto conto” che -secondo quanto trapela dalla lettera – la gestione sui rischi spetta alla Bce”. Per ora l’atteggiamento dalle parti della maggioranza è di prudenza: “Il governo farà le migliori valutazioni”, commenta all’Adnkronos Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze alla Camera e responsabile economico di Fratelli d’Italia. Mentre il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, afferma: “Noi riteniamo di aver avuto soddisfazione dai giudici e quelle motivazioni dei giudici sono quelle che diremo esattamente alla commissione Europea, la dg competition tutela la concorrenza, che è una bellissima cosa, ma forse non si sono accorti che c’è una guerra in questo momento in Europa, quindi gli Stati difendono altre cose che non sono soltanto la concorrenza”. A quanto apprende Adnkronos da rumors di ambiente finanziario è possibile che Unicredit possa riunire un Cda, forse già oggi o domani. Quello che è certo – spiegano fonti legali – è che la stessa Commissione ha riconosciuto che “la sicurezza pubblica costituisce un interesse legittimo ed è esplicitamente menzionata nel regolamento”, ma allo stato attuale e in via preliminare si dice che “la giustificazione delle condizioni sia carente di motivazione”. Tradotto: l’esecutivo ha una più d’una possibilità di interloquire, aggiustando il tiro o procedendo – qualora lo ritenga opportuno – sulla via di una sostanziale conferma delle prescrizioni dettate con il primo decreto. Ma nessuno – questi sono i rumors che circolano in ambienti finanziari – vuole aprire un altro fronte di contrapposizione del risiko, soprattutto adesso che l’altra grande Ops, quella di Mps su Mediobanca, ha preso il via. Insomma, disponibilità al dialogo ma nessun percorso a rime obbligate. (di Andrea Persili) —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Unicredit: la partita su Bpm alla prova dell’Ue e del decreto del governo
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