(Adnkronos) – Valeria a 43 anni “aveva girato tantissimi centri di fecondazione assistita” e negli anni le erano state trasferite in utero “addirittura 11 blastocisti”. Un’odissea disperata, il figlio non arrivava. Alla fine, però, Valeria ha trovato la sua Itaca. “Si chiama Margherita e oggi ha 3 anni”. A raccontare la loro storia all’Adnkronos Salute è Mauro Cozzolino, specialista in medicina della riproduzione e direttore del Centro Ivi di Bologna, che al 41esimo Congresso dell’Eshre (Società europea di riproduzione umana ed embriologia) in corso a Parigi ha presentato un nuovo protocollo di Pma che per la prima volta riesce a raddoppiare le chance di gravidanza in caso di adenomiosi, una malattia ‘sorella’ dell’endometriosi, che colpisce 1 donna su 5 in età fertile. Valeria è la ‘paziente 1’, “la prima trattata”. Dopo di lei altre 3, tutte con alle spalle una lunga serie di tentativi falliti, “situazioni difficili”, spiega Cozzolino. “La prima ‘case series’ che abbiamo pubblicato riguardava 4 pazienti – ricorda – Abbiamo cominciato con un numero piccolo, via via lo abbiamo incrementato ed è nata l’idea di questo protocollo mosso dalla volontà di riuscire davvero a fare la differenza per queste donne. Quando proponi ai pazienti delle strade terapeutiche nuove, magari all’inizio vieni accolto con scetticismo”, riferisce l’esperto. “Davanti a te – sottolinea – hai coppie che hanno attraversato una grande sofferenza, che hanno intrapreso innumerevoli tentativi falliti”, che ormai non ci credono più. “Hanno un carico emotivo, di dolore, che come medici noi dobbiamo sempre tenere in considerazione” per abbattere il muro di diffidenza, per convincere chi si ha di fronte a non arrendersi, ad affidarsi, a provarci ancora con nuove tecniche. Con Valeria, Cozzolino ci è riuscito: “E’ stato bello – dice – abbiamo costruito un rapporto splendido. Ci sentiamo ancora, mi manda foto della sua bambina, mi segue su Instagram e mi incoraggia ogni volta che pubblico qualcosa. Capita di condividere questo tipo di relazione con molti pazienti; con altri è più complicato”, ma guardarli negli occhi quando il risultato arriva ripaga sempre. “La gravidanza è un big bang – chiosa lo specialista – e noi medici della riproduzione abbiamo il privilegio di fare da denotatori, di essere parte di questa esplosione che è la vita. Ho visto cambiare completamente il volto di una coppia dopo la nascita di un figlio e penso che sia bellissimo poter partecipare a tutto questo”. (di Paola Olgiati) —salute/sanitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Fecondazione, scacco all’adenomiosi. Storia di Valeria e della sua bimba Margherita
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