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Qualità di vita in città, solo l’11% degli italiani è soddisfatto

(Adnkronos) – Città inclusive, dotate di spazi verdi, una sanità accessibile e innovativa, una mobilità sostenibile, nonché una gestione efficiente della manutenzione urbana. Sono questi gli aspetti principali che la progettazione urbana è chiamata ad affrontare nel prossimo futuro, a partire dalla creazione di spazi sicuri e inclusivi, il miglioramento della salute pubblica e la prevenzione delle disuguaglianze. Solo l’11% degli italiani, infatti, si dichiara pienamente soddisfatto della qualità della vita nella propria città. E’ quanto è emerso dal 2° Rapporto One Health ‘La salute della città e dei territori’ del Campus Bio-Medico di Roma, in collaborazione con l’Istituto Piepoli, presentato al Senato. La ricerca ha esaminato l’evoluzione prevista delle aree urbane italiane entro il 2050, analizzando le principali sfide e opportunità in un contesto di profondi cambiamenti come l’invecchiamento della popolazione e le trasformazioni economiche, sociali e culturali. Adottando un approccio integrato, il modello One Health si propone come guida per affrontare le problematiche sanitarie, urbane e legate alla sostenibilità per supportare e migliorare la qualità della vita.  In Italia il panorama urbano è caratterizzato da una rete di piccole e medie città, con poche grandi metropoli, e una popolazione che si prevede rimarrà sostanzialmente stabile nei prossimi 20-25 anni. Il report evidenzia che, a differenza di altri Paesi europei, le grandi città italiane non vedranno un aumento significativo di abitanti, mentre quelle di medie dimensioni registreranno una crescita demografica. In questo contesto, raggiungere gli obiettivi di sostenibilità fissati per il 2030 e il 2050 rappresenta una sfida cruciale: sebbene permangano difficoltà nel rispettare le scadenze a breve termine, c’è maggiore fiducia nella possibilità di migliorare le condizioni di vivibilità entro il 2050, a patto di intervenire con decisione su ecosostenibilità e trasporto pubblico. Lo studio ha permesso di tracciare due scenari possibili per il futuro delle città. Il primo, denominato ‘città da usare’, immagina i grandi centri urbani come centri di eccellenza economica, culturale e sanitaria, da vivere principalmente come luoghi di lavoro e servizi, con una popolazione residente limitata e flussi giornalieri intensi. Il secondo scenario, ‘città da vivere’, concepisce il tessuto urbano come uno spazio orientato a favorire l’inclusione sociale, la coesione tra centro e periferie e aree urbane progettate per migliorare la qualità della vita, con abitazioni accessibili, verde pubblico e servizi di prossimità. Solo l’11% degli italiani si dichiara pienamente soddisfatto della qualità della vita nella propria città – emerge dunque dal rapporto – e il 39% ha registrato peggioramenti significativi negli ultimi anni, soprattutto nei grandi centri urbani. Ci si immagina un tecno-futuro determinato dal progresso inarrestabile della tecnologia (per il 68% dei cittadini) e un orientamento sempre più concreto verso la sostenibilità (51%), l’efficienza (48%), l’inclusione (42%). La qualità della vita dipende inevitabilmente da alcuni elementi essenziali, il cui principio fondamentale può essere riassunto nel concetto di accessibilità: alla salute, al lavoro, alla casa, all’istruzione. L’immagine della città del futuro è pienamente in linea con le priorità espresse dalle persone. Infatti, i cittadini si aspettano che le città del futuro siano ambienti sicuri e verdi, dove sia possibile accedere facilmente a cure (56%), servizi (55%), formazione (53%), opportunità professionali (51%), mobilità sostenibile (50%), integrazione e socialità in ogni fase della vita. Per il futuro delle città italiane risulta cruciale puntare sullo sviluppo di una rete di trasporto pubblico interurbano efficiente, privilegiando soluzioni sostenibili come il trasporto intermodale e il modello della ‘città dei 15 minuti’, che mira a rendere tutti i servizi essenziali facilmente accessibili. Allo stesso tempo sarà necessario avviare una transizione verso città più coese e solidali, anche attraverso interventi mirati alla rigenerazione degli spazi pubblici e alla riduzione del consumo di suolo. Nel settore sanitario, l’integrazione tra pubblico e privato giocherà un ruolo chiave per migliorare l’accesso alle cure e ridurre i costi, grazie anche all’utilizzo di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e la telemedicina. L’attenzione verso la prevenzione sarà più che mai centrale e consentirà di far fronte al progressivo invecchiamento della popolazione.  “Salute ambientale e salute umana sono strettamente legate – ha dichiarato Vannia Gava, viceministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica – Per questo il ministero ha messo in campo investimenti senza precedenti per città più vivibili e sicure. Grazie ai fondi del Pnrr e ad altre risorse strategiche, stiamo destinando oltre 6 miliardi al trasporto pubblico locale, per ridurre l’inquinamento e migliorare la mobilità urbana, e 1 miliardo solo nel 2024 per il contrasto al dissesto idrogeologico, per proteggere i territori dai rischi climatici. A breve partirà anche un programma di grandi opere finanziato con 240 milioni di fondi Fsc, insieme a 45 milioni per l’edilizia climatica, mentre sono già operativi 210 milioni per la forestazione urbana, per aumentare il verde cittadino e migliorare la qualità dell’aria. Il cambiamento è possibile, ma serve il contributo di tutti, istituzioni, imprese e cittadini”. Per il senatore della Lega Andrea Paganella, segretario di Presidenza del Senato della Repubblica, “il secondo Rapporto One Health sulla salute delle città e dei territori è uno strumento che dà spunti di riflessione preziosi. Leggendolo mi è venuto in mente quel geniaccio visionario di Giorgio Gaber che nel suo brano ‘Come è bella la città’, già più di 50 anni fa, ci metteva in guardia dalle insidie di concepire la città solo come luogo di consumo. E’ necessario, invece, concepire la città come un ‘luogo da vivere’, più sicura e più vivibile per tutti”.  Secondo Francesco Battistoni, vicepresidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera, il report “elabora modelli di città del futuro che dovranno essere resilienti, dotate di spazi verdi, di una sanità accessibile e innovativa e che siano ambientalmente e socialmente sostenibili. Con l’elaborazione di questo principio, direi universalistico, ci troviamo di fronte ad un rinnovamento concettuale che ci richiede di fare scelte chiare e pragmatiche. Per quanto attiene al mio ruolo nella Commissione Ambiente della Camera, posso dire che in questi 2 anni e mezzo abbiamo cercato di imprimere una svolta nella nostra capacità di rendere le nostre città sostenibili, sia in termini ambientali che energetici. Il Dl Rigassificatori, il Dl Energia, il Testo unico sulle Rinnovabili, le Comunità energetiche rinnovabili sono tutte misure che disegnano un nuovo approccio nella nostra capacità di produrre e consumare energia. Le Cer, nel contesto odierno, rappresentano una rivoluzione concettuale e di prospettiva proprio per quanto riguarda lo sviluppo delle città in chiave sociale e ambientale. E’ un cambio di orizzonte rispetto al passato che trasformerà l’Italia, creando nuovi strumenti condivisi di produzione e consumo di energia. Questo approccio, siamo certi, renderà i nostri comuni più sostenibili e consentirà ai cittadini di vivere in città più inclusive e pensate per favorire il loro benessere seguendo proprio il principio One Health”.  “Il rapporto affronta un tema cruciale: le politiche urbanistiche – ha evidenziato Marcello Fiori, direttore Generale Inail – L’approccio One Health ci invita a mettere la persona al centro delle nostre città, promuovendo una presa in carico dei cittadini che tenga conto della sostenibilità, dell’inclusione e della qualità della vita. La vera sfida consisterà nel costruire stili di vita sani e città capaci di integrare pienamente questi principi”. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

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