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Salute, indagine centri antiviolenza: quasi 1 donna su 2 rinuncia a prevenzione e cura

(Adnkronos) – La violenza nega il diritto alla salute delle donne, complica l’accesso alla prevenzione e ai percorsi di presa in carico. Lo dimostrano i dati di un’indagine che ha coinvolto 207 donne nei centri antiviolenza della rete Dire in tutta Italia: quasi la metà delle intervistate (48,8%) non ha mai preso parte alle iniziative di screening promosse sul territorio, e il 31% di coloro che ha bisogno di cure incontra barriere nell’accesso ai servizi sanitari a causa della violenza. Questi risultati sono stati presentati oggi a Milano nel corso di un evento del progetto ‘La salute è di tutte. Contro la violenza di genere, per il diritto delle donne alla salute’, realizzato da Dire – Donne in rete contro la violenza con il supporto di Novartis, azienda leader nell’innovazione in ambito farmaceutico, impegnata al fianco di tutti gli attori del sistema Paese per reimmaginare la salute del futuro, in ottica di equità e tempestività di accesso all’innovazione. Impegno che – informa una nota congiunta – va di pari passo a quello per la parità di genere. Il progetto ha ricevuto il patrocinio della Società italiana di cardiologia (Sic). 

“Dietro i numeri dell’indagine, si disegna una mappa complessa fatta di vulnerabilità sociali, economiche e psicologiche, ma anche di resistenza, cura e capacità di ricostruzione – commenta Cristina Carelli, presidente Dire – Per noi centri antiviolenza Dire questi risultati rappresentano un messaggio chiaro. La prevenzione sanitaria non è un tema esterno al lavoro di contrasto alla violenza, ma parte integrante. Diventa quindi urgente rafforzare il dialogo tra sistema sanitario e centri antiviolenza Dire per realizzare una formazione diffusa del personale sanitario, capace di riconoscere la violenza non solo come emergenza, ma come fenomeno che attraversa la salute nel tempo, per garantire che ogni percorso di cura, fisico, psicologico e riproduttivo, sia attraversato dal rispetto e dal riconoscimento del vissuto di violenza”. 

La prevenzione emerge come tema chiave, con quasi la metà delle intervistate (49,8%) che dichiara di rivolgersi al medico “solo in caso di sintomi”, indicando un approccio più reattivo che preventivo alla gestione della propria salute. Il 37,2% del campione dichiara di ricorrere a visite, controlli e screening di prevenzione solo in presenza di sintomi. Altro ambito di forte impatto della violenza è quello della salute psicologica delle donne: oltre il 70% delle intervistate ha sperimentato episodi di solitudine nel corso dell’anno, segnalando la diffusione di un senso di isolamento relazionale.  

“L’indagine ha evidenziato che la violenza agisce come fattore strutturale di impoverimento della salute mentale delle donne: produce ansia, isolamento, senso di colpa, fatica a fidarsi di sé e degli altri – spiega Manuela Stranges, Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza ‘Giovanni Anania’, università della Calabria, che ha curato la realizzazione dell’indagine – La salute psicologica delle donne intervistate è in una condizione di maggiore fragilità rispetto alla salute fisica. In questo senso, il supporto dei centri antiviolenza è percepito come fondamentale. Il 75,8% delle intervistate dichiara un miglioramento del proprio benessere mentale dopo l’accesso al centro antiviolenza”. 

Per avvicinare le donne vittime di violenza ai percorsi di prevenzione e presa in carico, il progetto ‘La salute è di tutte’ – si legge nella nota – prevede la realizzazione nei prossimi mesi di un calendario di appuntamenti in una selezione di centri antiviolenza della rete Dire su tutto il territorio nazionale, con visite gratuite per le donne e colloqui dedicati alla prevenzione del tumore al seno e delle malattie cardiovascolari, che sono tra le principali cause di morte tra le donne in Italia, in particolare nelle fasce d’età comprese tra i 35 e i 55 anni. 

“Come azienda che lavora alla frontiera dell’innovazione medico-scientifica, riteniamo importante impegnarci a favorire nuovi modelli di collaborazione a livello sanitario e sociale, per garantire la piena realizzazione del diritto alla salute secondo criteri di equità e di universalità – afferma Chiara Gnocchi, Country Communication & Advocacy Head di Novartis Italia – Questo impegno va di pari passo con la nostra attenzione alla parità di genere, per costruire, giorno dopo giorno, un ambiente di lavoro inclusivo ed equo. Da qui nasce la nostra volontà di sostenere Dire in questo progetto che mette la salute al centro della rinascita dalla violenza e intraprende un percorso di superamento degli ostacoli che allontanano le donne dall’accesso alla prevenzione e ai servizi sanitari. Ci auguriamo che questo primo passo possa contribuire a generare un cambiamento concreto”. Tutte le informazioni sui centri antiviolenza della rete Dire e sui servizi di supporto offerti alle donne sono disponibili su direcontrolaviolenza.it. 

salute

webinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

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