(Adnkronos) – Vladimir Putin e Donald Trump? Hanno tempi completamente diversi nel processo negoziale sullo stop alla guerra tra Ucraina e Russia che ha preso il via la scorsa settimana a Riad, tempi che non potranno non generare scintille nel corso della trattativa. Mentre il presidente Usa ha fretta, l’omologo russo al contrario vuole aspettare e può permettersi di farlo. Il Cremlino lo ha dimostrato aprendo la strada a trattative infinite che hanno già visto la riunione di due tavoli tecnici nei giorni scorsi, con un “incontro a tutto campo”, dedicato però solo al ripristino della funzionalità delle ambasciate, previsto per questa settimana, a livello di capo gabinetto dei ministeri interessati, come ha confermato ieri mattina il ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Ed è solo l’inizio. La macchina della Russia in guerra è oramai oliata e funziona. Il Paese ha un’inflazione molto alta che non sarà sostenibile solo sul medio lungo periodo. Nel frattempo, le forze al fronte avanzano nel Donbass e cercano di riprendere il controllo della regione di Kursk. Mosca ha una lunga tradizione di negoziati condotti in parallelo ad azioni sul fronte che il negoziato infine influenzano in modo decisivo. Alla fine della Seconda guerra mondiale, mano a mano che le forze sovietiche avanzavano in Polonia contro le forze del Reich, Stalin aumentava le richieste rivolte a Winston Churchill e Franklin D. Roosvelt, con le conseguenze sull’Est Europa perdurate fino al crollo dell’Urss. A livello diplomatico, già lo sblocco delle relazioni con gli Stati Uniti è una vittoria per Mosca che ha visto così incrinarsi l’isolamento internazionale a cui è soggetta da tempo in modo crescente. Il presidente americano invece ha fretta. Non solo per questioni caratteriali – la sua proverbiale impazienza per la sua mancanza di capacità di concentrazione su un singolo dossier – o perché durante la campagna elettorale aveva promesso di porre fine alla guerra in 24 ore dal suo insediamento. Trump ha bisogno di un risultato in tempi veloci anche per dare sostanza a una delle sue principali politiche ‘disruptive’ dell’assetto messo in atto dalla precedente amministrazione su cui la narrativa del Presidente mira a far ricadere la responsabilità del conflitto e per allentare il fronte comune Russia Cina, in modo da poter esercitare il suo braccio di ferro con Pechino con maggior peso. Uno sforzo che la telefonata fra Xi Jinping e Vladimir Putin di ieri mattina sembra aver frustrato, con il Presidente cinese che ha ribadito come Russia e Cina “non possano essere allontanati, di come si sostengano a vicenda e ricerchino uno sviluppo comune”, e la partnership “senza limiti” lanciata alla vigilia dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Sarà necessario tempo per i negoziati, aveva detto Putin nei giorni scorsi. “Quanto tempo, non posso dirlo in questo momento”, aveva aggiunto. Mosca, è stato detto a diversi livelli, non è interessata solo a un cessate il fuoco ma a eliminare “alla radice” le cause che hanno portato al conflitto, quindi non solo l’Ucraina nella Nato, ma un controllo sull’intero apparato militare dell’Ucraina, che non ci siano armi straniere sul territorio, e limiti al numero delle forze, mezzi e armi, l’intero assetto della sicurezza in Europa. Per raggiungere tali obiettivi, a Putin serve molto di più delle esternazioni filorusse di Trump. “Al Cremlino si dubita che Trump e i suoi comprendano le difficoltà o la complessità delle questioni che devono essere affrontate”, ha commentato Thomas Graham, ex consigliere della Casa Bianca sulla Russia con George W. Bush, in una intervista al Wall Street Journal di ritorno da una missione a Mosca. Gli Stati Uniti hanno qualche asso nella manica per accelerare i negoziati. Nuove sanzioni sull’export di petrolio russo o altri aiuti militari a Kiev, anche se da giorni oramai non se ne fa più cenno nelle dichiarazioni ufficiali, dove invece l’accento è diretto contro l’Ucraina e il presidente Volodymir Zelensky. Ma non è molto. Putin ha già dimostrato in passato di saper aspettare, la Russia di resistere. Intanto inviati russi e americani si incontreranno ancora oggi a Riad per un “follow-up” rispetto a quello del 18 febbraio scorso tra il Segretario di Stato americano Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Lavrov, ha dichiarato una fonte diplomatica all’Afp a condizione di anonimato, sottolineando che si tratta di un incontro ”a livello inferiore” rispetto al precedente, ma che comunque segna dei ”progressi” nella giusta direzione. La fonte non ha indicato chi farà parte delle due delegazioni. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Ucraina, i tempi di Putin e Trump: Cremlino paziente, il tycoon freme
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