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Trasparenza retributiva e gender pay gap

Il gender pay gap, in italiano “divario retributivo di genere”, rappresenta la differenza media nella retribuzione oraria lorda tra uomini e donne, che risulta essere quasi sempre a svantaggio delle seconde.

A questo proposito, stando ai dati, le donne dell’Ue guadagnano in media il 13% in meno dei loro colleghi uomini.

Mentre, in Italia questa differenza è ancora più spiccata: gli uomini del settore privato, segnatamente, guadagnano il 15,9% in più delle donne.

Per superare tale divario economico, il Parlamento Europeo ed il Consiglio hanno approvato la direttiva eE 2023/970 del 10 maggio 2023 che permetterà di conoscere lo stipendio dei colleghi aventi le stesse mansioni lavorative.

La trasparenza retributiva dovrebbe, difatti, consentire ai lavoratori e alle lavoratrici di individuare e contrastare eventuali discriminazioni tra donne e uomini.

Tale meccanismo imporrà alle aziende di superare il segreto salariale, permettendo ai propri dipendenti di richiedere informazioni sul proprio stipendio e sulle medie per genere e per ruolo.

Una maggiore trasparenza può motivare le imprese a rivedere le  politiche salariali, individuare e ridurre il gap di genere, creando un ambiente di lavoro più giusto e meritocratico.

Non si tratterà in ogni caso di pubblicare lo stipendio esatto di ogni individuo, ma piuttosto di offrire dati aggregati, fasce salariali per ruoli specifici o di rendere espliciti i criteri utilizzati per stabilire i compensi.

Il trattamento delle informazioni previste dalla direttiva dovrà comunque essere conforme al Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’Unione europea (GDPR). Si potrà sapere quanto guadagna in media un collega che svolga le stesse mansioni di un altro lavoratore, ma non i dettagli, ovvero la busta paga specifica, di ciascun lavoratore.

In Italia, la direttiva dovrà essere recepita entro il 7 giugno 2026 e le aziende dovranno pertanto adeguarsi alle nuove norme in materia di trasparenza salariale e parità retributiva.

La direttiva riguarderà tutti i lavoratori, sia del settore privato sia del settore pubblico.

Ogni lavoratore potrà conoscere le informazioni sul proprio livello retributivo e sui livelli retributivi medi distinti per sesso e categorie relative a uno stesso lavoro o di pari valore.

La domanda potrà essere fatta per iscritto ed i datori di lavoro avranno al massimo due mesi di tempo dalla data in cui viene fatta la richiesta per fornire spiegazioni chiare ed esaustive.

La mancata risposta ai dipendenti può portare all’irrogazione di sanzioni da parte dell’Ispettorato del Lavoro fino a 2850 euro.

I datori di lavoro avranno l’obbligo di fornire alle persone in cerca di lavoro informazioni sulla retribuzione iniziale o sulla fascia retributiva dei posti vacanti pubblicati, riportandole nel relativo avviso di posto vacante o comunicandole prima del colloquio di lavoro.

Ai datori di lavoro sarà, invece, vietato di chiedere ai candidati informazioni sulle retribuzioni percepite negli attuali o nei precedenti rapporti di lavoro.

Una volta assunti, i lavoratori avranno il diritto di chiedere ai loro datori di lavoro informazioni riguardanti: livelli retributivi medi, ripartiti per sesso, delle categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o un lavoro di pari valore; i criteri utilizzati per determinare la progressione retributiva e di carriera, che devono essere oggettivi e neutri sotto il profilo del genere.

I datori di lavoro avranno altresì l’obbligo di informare annualmente tutti i lavoratori del loro diritto di ricevere le informazioni citate.

Se venisse accertata la discriminazione retributiva basata sul genere, il provvedimento prevede un risarcimento che comprende “il recupero integrale delle retribuzioni arretrate e dei relativi bonus o pagamenti in natura, il risarcimento per le opportunità perse, il danno immateriale, i danni causati da altri fattori pertinenti che possono includere la discriminazione intersezionale, nonché gli interessi di mora”.

Le aziende con almeno 250 dipendenti pubblicheranno annualmente a far data dal 7 giugno 2027 un report sul divario retributivo; quelle tra 100 e 249 dipendenti lo faranno ogni tre anni; ed infine le aziende con meno di 100 dipendenti potranno inviare i dati su base volontaria.

Qualora dalla comunicazione emergesse un divario retributivo superiore al 5% non giustificabile sulla base di criteri oggettivi e neutri sotto il profilo del genere, le imprese saranno tenute ad agire svolgendo una valutazione congiunta delle retribuzioni in collaborazione con i rappresentanti dei lavoratori.

 

 

Daniele Rocchi

© Riproduzione riservata

Sono un avvocato con competenze specifiche nel diritto del lavoro, recupero crediti e infortunistica. Mi sono laureato con lode presso la Facoltà di Giurisprudenza di Pisa e ho accumulato esperienza attraverso il contenzioso in vari Tribunali nazionali. Mi sono specializzato nel diritto del lavoro, risolvendo numerose controversie tra datori di lavoro e lavoratori, anche in collaborazione con associazioni sindacali. Ho maturato esperienza nel recupero crediti, assistendo singoli privati, professionisti, piccole imprese e pubbliche amministrazioni. Offro assistenza specialistica e risposte personalizzate alle esigenze dei miei clienti, con particolare attenzione alla revisione e stesura di contratti e all'infortunistica stradale.
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