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Dalla raccolta fondi per Gaza denaro per finanziare i terroristi di Hamas: nove arresti, una base anche in Toscana

FIRENZE – Un terremoto giudiziario ha scosso l’Italia all’alba di oggi, portando alla luce una ramificata rete di sostegno finanziario al terrorismo internazionale. Un’operazione congiunta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Genova in raccordo con la Direzione Nazionale Antimafia, ha smantellato quella che gli inquirenti definiscono la “cellula italiana” di Hamas.

L’inchiesta, che ha portato all’arresto di nove persone e al sequestro di beni per oltre otto milioni di euro, ha acceso i riflettori su una struttura complessa che, dietro lo schermo di associazioni benefiche come la A.B.S.P.P. (Associazione benefica di solidarietà col popolo palestinese), avrebbe drenato milioni di euro per finanziare le attività terroristiche del movimento islamico, inclusi il sostentamento delle famiglie dei martiri e dei detenuti per gravi attentati.

In questo scacchiere criminale, emerge con prepotenza il ruolo strategico della Toscana. Tra i destinatari della custodia cautelare in carcere figura infatti Raed Al Salahat, figura di spicco dell’organizzazione e identificato dagli inquirenti come il referente del gruppo per Firenze e per l’intero territorio toscano.

Al Salahat non era un semplice collaboratore: secondo le indagini, l’uomo operava in stretto contatto con i vertici europei del movimento (tra cui Majed Al Zeer) e faceva parte del consiglio direttivo della European Palestinians Conference. In Toscana, Al Salahat avrebbe gestito i flussi di raccolta fondi e l’attività propagandistica, agendo come terminale operativo di Mohammad Hannoun, considerato il capo della cellula italiana. Le intercettazioni raccolte dalla polizia di prevenzione hanno documentato non solo la gestione del denaro, ma anche espressioni di aperto apprezzamento per gli attentati terroristici, a conferma di una totale adesione ideologica e operativa alla strategia stragista di Hamas.

Il meccanismo era oliato: le donazioni, raccolte sotto la veste di aiuti umanitari per la popolazione civile di Gaza, venivano per oltre il 71 per cento dirottate direttamente nelle casse di Hamas o di associazioni satellite controllate dall’ala militare del movimento. Si parla di una cifra enorme, circa 7.280.000 euro, sottratti alle reali necessità della popolazione palestinese per alimentare la Jihad del denaro, come definita in alcuni documenti interni intercettati.

Le indagini hanno svelato operazioni di triangolazione bancaria con l’estero e contatti diretti con esponenti governativi di Hamas a Gaza, come l’ex ministro Osama Alisawi. Il coordinamento investigativo ha beneficiato di scambi informativi cruciali con le autorità dei Paesi Bassi e dello Stato di Israele, permettendo di mappare un network internazionale di cui la sede genovese e la base operativa toscana rappresentavano snodi fondamentali.

L’ordinanza, eseguita dalla Digos e dai nuclei speciali della Guardia di finanza, mette un punto fermo su anni di attività illecite che, secondo l’accusa, hanno contribuito a rafforzare la capacità d’attacco dell’organizzazione responsabile, tra gli altri, dell’atroce assalto del 7 ottobre 2023.

REDAZIONE

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