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Fine vita, Corte Costituzionale conferma l’impianto della legge regionale toscana: “Ora la norma nazionale”

FIRENZE — La legge della Toscana sul fine vita supera l’esame della Corte Costituzionale, che ne conferma l’impianto generale respingendo la richiesta del governo di abrogarla integralmente. Secondo la Consulta, la norma regionale è legittima in quanto espressione della potestà legislativa concorrente in materia di tutela della salute, finalizzata a dettare regole organizzative e procedurali per disciplinare in modo uniforme l’assistenza alle persone che chiedono di essere aiutate a morire.

Sebbene i giudici abbiano cassato alcune specifiche disposizioni ritenute invasive della competenza statale, il cuore della legge — la prima in Italia su questo tema — resta valido e applicabile, sancendo il diritto delle Regioni a intervenire per colmare un vuoto normativo.

Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha espresso profonda soddisfazione per una sentenza che “conferma il positivo operare della Toscana”, sottolineando come la Consulta abbia riconosciuto la legittimità dei contenuti in una materia segnata dall’assoluta assenza dello Stato. Giani ha evidenziato come la Toscana abbia fatto da “scuola”, aprendo la strada a tutte le altre Regioni e smentendo il governo che ne chiedeva la cancellazione totale. Pur ammettendo che alcuni aspetti specifici andranno riscritti o eliminati, il governatore ha ribadito che la struttura generale ne esce confortata e che la Regione è pronta a correggere e integrare la norma dove necessario.

Sulla stessa linea Antonio Mazzeo, vicepresidente del Consiglio regionale, il quale ha sottolineato come la pronuncia smentisca chi, in questi mesi, ha accusato la Toscana di aver forzato la Costituzione. Secondo Mazzeo, la Corte ha chiarito che l’intervento sul piano organizzativo era legittimo, rendendo concreti diritti già riconosciuti. Il nodo politico, tuttavia, resta il ruolo del Parlamento: Mazzeo ha infatti richiamato la necessità di una legge nazionale che garantisca uguaglianza su tutto il territorio, senza però rappresentare un passo indietro rispetto ai traguardi raggiunti.

Anche il consigliere regionale del Partito Democratico, Iacopo Melio, ha celebrato quella che definisce una “doppia vittoria” e un riconoscimento storico per la dignità umana. Ricordando le 70mila firme raccolte insieme all’Associazione Coscioni e la storia di Daniele Pieroni, il primo a esercitare questo diritto in Toscana, Melio ha rivendicato la scelta di rispondere con responsabilità a un grave vuoto legislativo nazionale. “Il Parlamento non ha più scuse”, ha concluso Melio, esortando il legislatore statale a costruire finalmente una legge organica che rispetti la volontà delle persone malate in modo irreversibile, ponendo fine ad attese cariche di sofferenza.

REDAZIONE

© Riproduzione riservata

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