FIRENZE – È il fenomeno delle gang giovanili a destare particolare interesse nel Rapporto 2024 dell’Osservatorio regionale della Legalità. Un fenomeno in costante crescita sul quale è “urgente convocare tavoli, almeno per le grandi città, per mettere a punto piani che non siano solo repressivi. C’è bisogno di dialogare con le varie comunità etniche, e c’è bisogno di riappropriarsi di spazi pubblici attraverso iniziative che in qualche modo devono essere finanziate. Bisogna capire, per riprendere un bellissimo motto associato al movimento ‘Non una di meno’, che le strade sicure sono quelle percorse da tutti e tutte”. È quanto dichiara il presidente dell’Osservatorio don Andrea Bigalli presentando il Report in palazzo Bastogi.
E i numeri sono inquietanti: in Toscana si stima l’esistenza di almeno 200 gang, delle quali oltre 40 nella sola città di Firenze. Nel febbraio 2025 è stata condotta un’operazione di polizia su tutto il territorio nazionale che ha interessato anche le province di Firenze, Arezzo, Livorno, Lucca, Pisa e Prato con ritrovamento di armi, droga e refurtiva e oltre 50mila euro in contanti. Sono stati controllati 13mila giovani, dei quali 3mila minorenni: 73 sono stati arrestati (13 minorenni) e 142 denunciati in stato di libertà (29 minorenni). Sono state, tra l’altro, ispezionate anche 2 scuole e 23 centri per minori non accompagnati. Sono state sequestrate 8 pistole (delle quali 2 finte), un fucile a canne mozze e altre armi. Sono stati rinvenuti 2 chili di cocaina, 10 chili di cannabinoidi, oltre a sostanze stupefacenti e psicotrope utili a produrre circa 350 dosi tra eroina, shaboo, ecstasy e anfetamine. Sono stati individuati 600 profili social inneggianti all’odio, alla violenza e all’uso di armi.
“So di andare controcorrente, ma ricordatevi che i delitti violenti in questo Paese diminuiscono e continuano a diminuire. Aumentano altri tipi di delitti, gravissimi: il cosiddetto femminicidio o i delitti intrafamiliari” dichiara ancora Bigalli. “C’è un disagio costante e diffuso che non può essere sottovalutato”.
Il presidente dell’Osservatorio evidenzia anche un altro fenomeno altrettanto inquietante: il rapporto tra web e mafie e l’uso dell’Intelligenza Artificiale. “Questi strumenti sono a disposizione di tutti e serve un controllo costante”. Più in generale Bigalli afferma che la Toscana continua ad avere un tessuto produttivo economico, finanziario, decisamente solido. Con delle buone prospettive di evoluzione, ma questi livelli di infiltrazione vanno tenuti d’occhio” e cita il porto di Livorno, “da tempo tra le principali porte di ingresso del narcotraffico ad opera soprattutto dell’ndrangheta, la grossista dell’Europa”. “Chiedo da tempo alla Regione – continua – di finanziare, anche tramite i lavori dei vari Osservatori, non ultimo quello che presiedo, un’analisi seria sul rapporto fra mafie straniere, mafie italiane e comunità straniere locali, perché, va ricordato sempre, le mafie straniere agiscono solo sotto l’egida delle mafie nazionali”.
“La Toscana ha tutti agli anticorpi necessari, ha un sistema di relazioni tra Istituzioni regionali, locali, forze dell’ordine, molto solido e capace di contrastare l’illegalità organizzata” ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo. “Certo non dobbiamo e non possiamo abbassare la guardia, ma la Toscana è una terra che ha scelto da che parte stare e in questa legislatura, grazie anche al lavoro dell’Osservatorio, abbiamo scelto di guardare negli occhi anche la fragilità del sistema e mandare un messaggio chiaro: questa non è una terra che si farà contaminare dalle mafie. E alle mafie dico: qui non è casa vostra e non sarà mai casa vostra”, ha concluso.
Il Questore della Provincia di Firenze Fausto Lamparelli ha parlato di “sicurezza partecipata. Non è solo appannaggio degli addetti ai lavori, tutti devono concorrere: Istituzioni, scuola, famiglie. Anche così è possibile verificare l’efficacia del nostro lavoro”.
Il generale di corpo d’armata della Guardia di Finanza Fabrizio Cuneo ha parlato di “costanza. Non registriamo grandi segnali di nuova criminalità. Permangono i tradizionali, quali riciclaggio di fatture, estorsione. Abbiamo comunque potenziato la nostra attività sul territorio per intervenire più attivamente sul fronte confische e sequestri, e sviluppato procedure più performanti”.
Per Salvatore Calleri presidente della Fondazione Caponnetto, la presenza mafiosa in Toscana, sia italiana che straniera, e il caporalato, “rimangono negli standard del recente passato. Non siamo assolutamente migliorati, ma non siamo nemmeno tremendamente peggiorati. La situazione, insomma” è da tenere in “sotto stretta osservazione”.
Alla presentazione erano presenti i consiglieri regionali Massimiliano Baldini, Luciana Bartolini, Valentina Mercanti e gli assessori toscani Stefano Ciuoffo e Monia Monni.
Il rapporto in sintesi
Quattro tematiche considerate: vicenda Keu, probabilmente il più grave caso di inquinamento ambientale mai verificatosi in Toscana; formazione e educazione alla cultura della legalità; analisi sulle modalità di infiltrazione della criminalità nel mondo del lavoro e costituzione di elenchi di imprese virtuose (white list); evoluzione delle Mafie e ricostruzione del fenomeno criminoso attraverso la ricognizione dei differenti gruppi – italiani, stranieri e misti – operanti sul territorio nazionale e ai rischi di infiltrazione nel tessuto sociale
Keu (fanghi classificati come rifiuti speciali molto inquinanti; a contatto con ossigeno e umidità, producono elementi cancerogeni, soprattutto cromo ma anche antimonio, suscettibili di contaminare ambienti e falde acquifere).
Il Rapporto ripercorre le tappe dell’indagine, ricorda come la Regione si sia costituita parte civile e abbia stanziato, per le prime bonifiche relative al percorso della reginonale 429 e sui siti di Pontedera e Bucine, circa 15milioni. Si fa inoltre menzione alle relazioni conclusive (una di maggioranza e una di minoranza) della commissione regionale d’inchiesta su infiltrazioni mafiose e criminalità organizzata che ha dedicato una parte delle attività alla vicenda Keu.
Si evidenzia la necessità di mantenere molto alta l’attenzione sulla correttezza delle procedure autorizzatorie in materia ambientale, l’urgenza di migliorare i processi di monitoraggio del conferimento e della destinazione dei rifiuti speciali e l’esigenza di interventi legislativi integrativi alla normativa vigente. Si ricorda comunque il recente Piano di settore (Piano regionale di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati – Piano regionale dell’economia circolare) che definisce in maniera integrata le politiche di prevenzione, riciclo, recupero e smaltimento dei rifiuti, gestione dei siti inquinati da bonificare.
Nel lungo lavoro dell’Osservatorio, e dopo le tante audizioni svolte, il comparto ciclo e gestione dei rifiuti risulta essere sempre più vulnerabile, anche in Toscana, alle infiltrazioni delle organizzazioni criminali e mafiose. Il settore degli speciali è quello con il più alto rischio di penetrazione criminale. Ecco perché l’Osservatorio ha dedicato grande attenzione alla verifica dell’esistenza e dell’adeguatezza degli impianti, ai costi di smaltimento, alle asimmetrie tra i territori e il conseguente rischio che i punti di vulnerabilità del sistema divengano opportunità da sfruttare da parte delle organizzazioni criminali.
Tutti i comparti produttivi generano rifiuti. In Toscana la metà viene riciclata, una parte viene conferita in impianti di incenerimento e una restante parte confluisce in discarica. Nel Rapporto si evidenzia come si i tratti di un sistema che prevede ancora troppi adempimenti e procedure. La sfida è quella di garantire il reinserimento nei cicli produttivi dei rifiuti trattati attivando una puntuale azione di monitoraggio affinché le regole siano rigidamente osservate e il processo di trattamento risulti controllabile in tutte le sue fasi così da renderlo meno esposto al rischio di infiltrazioni.
In particolare, per il Keu, si legge nel Rapporto, le criticità che si sono verificate sono conseguenza della disinvolta e talvolta omissiva applicazione dei disciplinari previsti che hanno aperto un varco per comportamenti criminali. È comunque ricordato come da diversi anni venga rigidamente applicato alle imprese un codice etico che rappresenta, per le aziende toscane, un efficace filtro al rischio di infiltrazioni. Un altro scudo di protezione è rappresentato dai protocolli d’intesa sottoscritti con le Prefetture per la volontaria adesione alla certificazione antimafia anche in tema di appalti regionali e di rispetto delle prescrizioni per la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Nel Rapporto si evidenzia come la maggiore capacità di trasformare e riciclare i rifiuti passi, necessariamente, anche da politiche che favoriscano la capacità in investimenti in impianti di trattamento nuovi, moderni e più efficienti. Concetto in astratto condiviso da tutti ma che nella realtà incontra più di un ostacolo al momento in cui si devono assumere decisioni nel merito, con specifico riferimento alle scelte relative alla localizzazione dei nuovi impianti, un po’ ovunque indesiderati. Tuttavia, per una reale affermazione dell’economia circolare non è possibile fare a meno di rinnovare l’impiantistica al momento esistente.
Formazione e educazione
L’educazione alla legalità, vero e proprio passaporto della cittadinanza, è stata introdotta dal ministero della pubblica istruzione con la circolare numero 302 del 25 ottobre 1993 creando una sorta di spartiacque rispetto al contesto ordinamentale precedente. Nella circolare si afferma che “la lotta alla mafia rappresenta anche una verifica operativa di un processo formativo che è destinata a creare in tutti i cittadini una forte cultura civile”. Molte sono state da allora le iniziative e gli interventi, anche legislativi, introdotti a livello nazionale comunitario.
In Toscana la Regione ha istituito (legge 34/2011) il parlamento regionale degli studenti come organo democratico di rappresentanza degli studenti degli istituti secondari di secondo grado.
L’educazione alla legalità nelle scuole di ogni ordine e grado ha la finalità di rendere gli studenti protagonisti e soggetti consapevoli dei doveri e dei diritti di ciascuno. Grazie alla collaborazione con l’ufficio scolastico regionale, che partecipa sia a progetti regionali finanziati dalla Regione sia a progetti nazionali, l’educazione alla legalità all’interno degli Istituti viene interpretata come un momento centrale del processo formativo destinato a creare in tutti i cittadini una forte cultura civile, come ricorda la circolare ministeriale.
L’osservatorio della legalità può, in parallelo, svolgere un ruolo fondamentale, una funzione di relazione e connessione tra il mondo della scuola e in generale i giovani, le associazioni, le Istituzioni e gli organismi che sul territorio lavorano per la sensibilizzazione contro le mafie e non solo.
Formazione e educazione rappresentano elementi chiave per prevenire e costruire consapevolezza del pericolo di infiltrazione di gruppi criminali nelle dinamiche sociali.
Le istituzioni regionali, gli enti locali, il mondo della scuola e dell’associazionismo devono sempre di più intendere la legalità come strumento di libertà, oltre che di coinvolgimento e di progresso civile e di garanzia del rispetto degli interessi di ciascuno.
Infiltrazioni della criminalità nel mondo del lavoro e nelle attività economiche
Nel rapporto si evidenzia come un primo elemento di criticità sia rappresentato dalle difficoltà di comunicazione che possono crearsi nei rapporti con comunità straniere chiuse (cinese a Prato, bengalese ad Arezzo, pakistana nel fiorentino). Altri rischi sono la parcellizzazione della legislazione o la mancanza di norme di regolazione.
I fenomeni di illegalità e di sfruttamento del lavoro, con retribuzioni non adeguate o corrisposte al nero, sono più frequenti in alcuni settori particolarmente esposti (agricolo, tessile, turistico stagionale, edile). I contratti collettivi spesso non sono rispettati e molti sono i casi di contratti pirata, con molti lavoratori in distacco e in trasferta. Sembra essere utile, allora, creare una mappatura regionale per verificare quali imprese sono regolari e quali non lo sono, con indicazione di dettaglio della tipologia di contratto di filiera applicato, del pagamento dei contributi, delle risorse investite per la formazione dei lavoratori e per la creazione di adeguate condizioni di sicurezza.
Per garantire la sicurezza sul lavoro la formazione continua è necessaria. In tema di appalti, nel Rapporto si rileva come Estar sia modello virtuoso nel settore sociosanitario. La capacità di gestire appalti che siano remunerativi del lavoro e che garantiscano un buon livello di servizio ai cittadini, hanno fatto sì che in Toscana non si siano registrati tentativi di infiltrazione strutturati negli affidamenti nel settore sociosanitario. Il rischio appare invece elevato in riferimento alle aziende in subappalto che spesso rischiano di sfuggire ai controlli.
Per quanto riguarda la situazione dei lavoratori stranieri, il dato regionale è sostanzialmente analogo a quello nazionale. Ci sono lavoratori che ricevono retribuzioni di cinque euro l’ora per più di dieci ore lavorative giornaliere. Si tratta per lo più di stranieri impiegati nel settore agricolo: nel 2022 e nel 2023 sono stati registrati casi di lavoro irregolare in Maremma e in provincia di Livorno. Ci sono state molte inchieste anche nel territorio fiorentino, pratese, pistoiese, in Val di Chiana nel Valdarno tra Firenze e Arezzo, nella zona amiatina e nel senese. Sono 27 le aree mappate in Toscana nella geografia del caporalato. La dinamica è la stessa di altri territori: i lavoratori si spostano da un territorio all’altro in ragione delle differenti attività. Il fenomeno del caporalato nell’ultimo anno si è posto anche a livello di società, con le agenzie di lavoro interinale.
Appare necessario aumentare la percentuale di controlli e garantire una migliore struttura organizzativa alle aziende. In Toscana la quasi totalità delle imprese sono di piccole o piccolissime dimensioni e hanno maggiori difficoltà ad investire per aumentare i controlli e per garantire la sicurezza dei lavoratori.
La sensazione, si legge nel Rapporto, è che il senso di legalità debba essere rafforzato anche nei più giovani, garantire maggior forza agli Ispettorati del lavoro e costituire elenchi di imprese virtuose (white list).
Organizzazioni criminali in Toscana
Tra le forme criminali da tenere in stretta considerazione, si legge nel Rapporto, c’è senza dubbio quella di origine cinese. Si può parlare di mafia cinese grazie a una sentenza della sesta sezione penale della Cassazione del 30 maggio 2001.
A partire dal 2014 vi sono tracce di una guerra di mafia – denominata ‘guerra della grucce’, estesasi poi anche alla logistica – con un indotto di centinaia di milioni di euro. Guerra che ha portato a tentati omicidi, bombe incendiarie in Italia e in Spagna: nel 2024 sono quasi 20 i fatti di cronaca che hanno avuto come vittime cittadini cinesi titolari di imprese operanti nel settore tessile o in ditte di trasporti con aggressioni, incendi, tentativi di estorsione, tentati omicidi e omicidi veri e propri.
Si tratta di gravi episodi di criminalità che hanno portato, solo negli ultimi mesi, ad almeno sei arresti in Calabria, in Sicilia e in Veneto: ciò è significativo poiché le modalità di azione sono quelle proprie delle triadi, organizzazioni indipendenti spesso in concorrenza tra loro e con un forte verticismo interno che per le attività di intimidazione fanno uso di persone non collegate con la località di riferimento e quindi non facilmente riconoscibili.
Le ‘triadi’ hanno una forte presenza in Italia e, per quanto di specifico interesse, nel triangolo Firenze – Prato – Osmannoro.
Altro fenomeno che si ritrova nel Rapporto è Cosa Nostra che risulta ancora attiva e mostra capacità di resilienza. Mantiene una notevole capacità operativa, con utilizzo di telefoni di ultima generazione criptati, con capacità di procurarsi armi attraverso il dark web e di mantenere un controllo sul territorio con ricorso a estorsioni, con attività nel traffico di droga e nella gestione di società di gioco on line. Indagini hanno confermato che Cosa Nostra è presente anche in Toscana, in particolare con collegamenti con alcuni clan e con alcune famiglie. Il traffico di stupefacenti rappresenta ancora una delle fonti di reddito dirette garantendo rapporti di cooperazione con altre organizzazioni criminali (quali ndrangheta e camorra) per l’approvvigionamento di grossi quantitativi su larga scala. In particolare, indagini del primo semestre 2023 hanno confermato che Cosa Nostra mantiene aperto un canale preferenziale di negoziazione con le ‘ndrine calabresi, soprattutto per l’acquisto di cocaina.
La relazione per l’anno 2023 della Direzione investigativa antimafia conferma la presenza e l’operatività, in Toscana, di organizzazioni criminali mafiose italiane e straniere: per quanto riguarda i gruppi di origine italiana, viene segnalata l’attività di gruppi calabresi e campani ma anche albanesi (particolarmente pericolosi), romeni, cinesi, magrebini e nordafricani.
Nel Rapporto trova spazio anche il fenomeno delle gang giovanili. In Toscana si stima l’esistenza di almeno 200 gang, delle quali oltre 40 nella sola città di Firenze. Nel febbraio 2025 è stata condotta un’operazione di polizia su tutto il territorio nazionale che ha interessato anche le province di Firenze, Arezzo, Livorno, Lucca, Pisa e Prato con ritrovamento di armi, droga e refurtiva e oltre 50mila euro in contanti. Sono stati controllati 13mila giovani, dei quali 3mila minorenni: 73 sono stati arrestati (13 minorenni) e 142 denunciati in stato di libertà (29 minorenni). Sono state, tra l’altro, ispezionate anche 2 scuole e 23 centri per minori non accompagnati. Sono state sequestrate 8 pistole (delle quali 2 finte), un fucile a canne mozze e altre armi. Sono stati rinvenuti 2 chili di cocaina, 10 chili di cannabinoidi, oltre a sostanze stupefacenti e psicotrope utili a produrre circa 350 dosi tra eroina, shaboo, ecstasy e anfetamine. Sono stati individuati 600 profili social inneggianti all’odio, alla violenza e all’uso di armi.
Le gang hanno una struttura complessa e molto diversificata, rappresentano una vera e propria forma di criminalità di strada organizzata. Se non si interviene in tempo il rischio, concreto, è che si trasformino in gruppi narcomafiosi. Alcune sono composte da italiani, altre da stranieri e altre ancora sono gruppi misti. Alcune sono più sofisticate, violente e pericolose. Anche la composizione è varia: ci sono gang di poveri e gang costituite da ricchi.
Un altro capitolo toccato nel Rapporto riguarda il porto di Livorno, snodo strategico di traffici illeciti a livello internazionale, con operatività di gruppi criminali riconducibili alla camorra, alla ‘ndrangheta, ai clan mafiosi siciliani, a organizzazioni pugliesi e laziali, ma non manca la presenza di organizzazioni straniere, in particolare albanesi, per il traffico di droga, e nigeriane (culti).
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