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martedì 30 Dicembre 2025
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Toscana sul podio del rischio: 41 disastri in dodici mesi. Firenze e Massa le più colpite

FIRENZE – Il 2025 si chiude con un bilancio pesante, quasi un bollettino di guerra. La Toscana è in prima linea nella trincea della crisi climatica. I numeri dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente non lasciano scampo a interpretazioni: la nostra regione è la terza più colpita in Italia, dietro solo a Lombardia e Sicilia.

Il dato più allarmante è l’accelerazione del fenomeno. Rispetto al 2024, gli eventi meteo estremi sono raddoppiati: si è passati da 21 a 41 casi accertati in un solo anno (+100%). La mappa del rischio vede Firenze (11 episodi) e Massa Carrara (9) come le province più flagellate. Ma nessuna zona è stata risparmiata. A livello nazionale, il trend è in crescita costante, con danni economici stimati in quasi 12 miliardi di euro.

Il calendario del 2025 è costellato di emergenze. Il momento più critico si è vissuto il 14 marzo: un sistema temporalesco autorigenerante ha scaricato sulla regione quantità di pioggia superiori all’alluvione del ’66. Il risultato? Oltre 200 evacuati e 1000 isolati, con il Mugello e Sesto Fiorentino (devastata l’area del torrente Rimaggio) in ginocchio. Ma la lista è lunga. A febbraio e settembre l’Isola d’Elba è finita sott’acqua per nubifragi violenti. A settembre una tromba d’aria ha spazzato la Versilia, danneggiando stabilimenti e strutture da Viareggio a Forte dei Marmi. E poi le frane, che a ottobre hanno isolato intere frazioni in Garfagnana e nel massese.

L’estate toscana è stata soffocante. Secondo il Lamma, è stata la quarta più calda dal 1955. Giugno ha segnato un’anomalia di +3,3 gradi. A Firenze, il 12 agosto, la temperatura percepita ha toccato i 45 gradi. Mentre le città bollivano, i fiumi soffrivano: emblematica la secca totale della Pesa a Montelupo.

Di fronte a questi dati, Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana, invoca una svolta radicale. “Doveva essere un anno di transizione – spiega – e invece è stato un altro record negativo”. La ricetta dell’associazione è chiara: stop al consumo di suolo. Ferruzza punta il dito contro le grandi opere ritenute impattanti, come il nuovo aeroporto di Firenze, e chiede politiche di adattamento “draconiane”. Serve ripristinare la natura, non cementificare, e sbloccare le risorse del Piano Nazionale di Adattamento climatico, ancora ferme al palo.

REDAZIONE

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